Bonifica
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METROPOLIS
Bonifiche dei siti fantasma: pronti 500 milioni
500 milioni stanziati nell’ambito del PNRR per far fronte alla bonifica dei siti “orfani”. Il motivo per cui tali siti risultano “orfani” e la bonifica non viene condotta dal soggetto responsabile è – in molti casi – che questo non aveva i fondi necessari per far fronte alle spese di bonifica/ripristino del sito. Una maggiore diffusione delle Polizze per i Danni Ambientali garantirebbe una migliore applicazione del principio Chi Inquina Paga, agli enti e ai cittadini che l’impresa sarà in grado di far fronte alla bonifica, ripristinare le risorse naturali danneggiate e risarcire i terzi danneggiati. Ultimo effetto collaterale sarebbe un forte risparmio della spesa pubblica che non avrebbe necessità di stanziare ingenti fondi, come in questo caso, per far fronte a interventi di bonifica che dovrebbero restare a carico delle imprese. Da un’analisi condotta dal Pool Ambiente emerge anche come le imprese che si assicurano per i rischi ambientali abbiano una maggiore propensione alla compliance normativa e al rispetto degli obblighi di bonifica e ripristino come previsti dal D.Lgs. 152/2006 Parte Quarta Titolo V e Parte Sesta.
LE STRADE
La questione del sistema idrico del Gran Sasso.
La vulnerabilità del sistema idrico che garantisce la fornitura di acqua potabile alla metà della popolazione dell’Abruzzo
PADOVAOGGI.IT (WEB)
Processo Pfas, Icig e Mitsubishi Corporation riconosciute come responsabili civili
Prosegue il processo Miteni sulla contaminazione da PFAS in veneto, una delle più gravi contaminazioni al mondo. Riconosciute potenzialmente responsabili le multinazionali proprietarie dello stabilimento , che in caso di condanna risarciranno i danni alle parti civili e alla Regione Veneto
IVG.IT (WEB)
TIRRENO POWER, IL BIOLOGO: “A SAN GENESIO IL 29% DEGLI INQUINANTI DOVUTI AL CARBONE. A QUILIANO IL 1
PRIMAMONZA.IT (WEB)
CASO SEVESO, REGIONE RISPONDE AD ALLIEVI: “NESSUN PERICOLO PER LA SALUTE”
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Nell’ambito del processo in corso in tribunale a Vicenza si è appreso che Miteni utilizzava il C604 già nel 2011 e che l’azienda ha effettuato per anni controlli ambientali su queste sostanze anche se non era tenuta a farlo senza rendere noti gli esiti agli Enti Pubblici.